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giovedì 11 gennaio 2018

660 - ALLE FOCI DEL TEMPO

Oggi sono andato in auto verso la punta del delta del fiume Po, dove le foci principali sfociano nel mare, ogni volta ci vado è una specie di viaggio nel tempo quello che faccio. Passo per Porto Tolle, davanti alla casa dove abitavo quando sono nato, sul retro della casa c'erano due anziani pensionati poverissimi che vivevano in una baracca senza luce, mio padre gli aveva tirato un filo dal nostro contatore, in modo che anche i vecchi potevano avere la luce, per accendere l'unica lampadina che avevano, sopra la tavola dove mangiavano. Ricordo poco di quella casa, ma in particolare che crescevano le fragole nel giardino, io mi coricavo per terra a giocare vedevo la strada che passava davanti e tutto il mondo attraverso queste piante di fragole. Ora rimane la casa ma le persone che mi ricorda sono tutte svanite.
Proseguendo e uscendo dal paese ci sono circa 20 chilometri di paesaggi molto all'americana, con grandi spazi coltivati, poche case lungo la strada e tre frazioni abitate prima di arrivare alla spiaggia.
Vedo case abbandonate anche di enormi dimensioni che una volta erano abitate, adesso hanno sulla recinzione dei cartelli vendesi, i quali non sembrano crederci neppure loro che saranno vendute.
Non è terra come le altre, si percepisce in sottofondo l'odore di salsedine del mare, gli spazi si dilatano, si cancellano i punti di riferimento dei nostri tempi e il tempo diventa sospeso, senza un ieri e un domani, si fluttua con la mente come in una bolla spaziotemporale tra un mix di lontani ricordi e realtà presente.
Passo davanti a un distributore di benzina con il lavaggio auto, ha esposto un cartello con scritto "Qui si lavano le auto con l'acqua potabile", che sembra assurdo, ma non lo è, se pescassero con una pompa dal terreno l'acqua, invece di usare quella potabile, sarebbe salmastra e rovinerebbe le automobili.
Sembra di andare in montagna andando in spiaggia, perché c'è una ripida scalinata da fare a piedi, si arrampica sull'argine gigantesco che costeggia l'ultimo tratto di strada.
Dalla spiaggia si vede nel panorama una centrale termoelettrica, ora chiusa, che era stata accusata di aver fatto un elevato numero di morti nella zona, per i fumi inquinanti che uscivano dal colossale camino, nel quale, raccontavano degli operai che l'hanno costruita, c'è un operaio cementato dentro, dicevano che era caduto nel cemento mentre facevano il camino e, per non dover distruggere tutto con costi enormi, hanno lasciato il cadavere nel camino.
Non ho mai capito se è verità o leggenda.
Poi tornando e ripassando nella frazione più lunga e popolosa ogni volta faccio una capatina in un larghissimo viale a quattro corsie dove c'era un bar, che frequentavo un tempo, alla fine del viale vado giù per un vicolo intitolato a un mio zio morto, che quando gliela hanno dedicata quella via non lo sapeva nessuno. Mi successe che cadeva spesso col vento che entrava in garage una pila di giornali locali, li tenevo in garage da mettere per evitare le macchie d'olio che lasciava l'auto, ogni volta si apriva solo un giornale e sulla stessa pagina, così incuriosito dalla stranezza ho letto la pagina e c'era l'articolo su questo mio zio, a cui avevano proposto di intitolare la strada, per i meriti che aveva avuto nell'organizzare in cooperative i pescatori, che hanno  permesso loro così di essere meno sfruttati e di fare una vita più dignitosa, gestendosi loro anche l'attività di vendita del pescato. Lo avevo detto a mia mamma che lo dicesse alla zia vedova che si era trasferita da tempo a 150 chilometri di distanza, in un'altra provincia, ma era solo una proposta, non ci avevano dato peso. Dopo qualche settimana mi è caduta ancora alcune volte la pila di giornali e ho visto che si apriva sempre la stessa pagina, ho letto ed era ancora un articolo su questo mio zio, che avevano inaugurato la via dedicata a lui. Mi ha fatto impressione questa strana doppia coincidenza.
Sua moglie non ne sapeva niente, è andata con le figlie a vedere la strada, ha fatto delle foto e mi ha ringraziato. Ora è morta anche lei.
Coincidenze improbabili stranissime. O fantasmi. Come quelli che mi affiorano ogni volta nella memoria quando passo su queste terre nuove portate dalle acque del fiume che sfociano in mare; terre che esistono da pochi secoli, ma sono pienamente intrise di eventi e vite di persone, il cui sangue è sfociato in me. Io sono il mare dei ricordi, sono la vita di quelle persone e la mia, sono la somma di tutto e di altro, distratto da miliardi di impulsi mediatici ma con dentro delle storie che si sono inserite nel mio DNA.




lunedì 1 gennaio 2018

659 - ANNI

ANNI

Ci hanno inculato il tempo.

Ieri avevo 26 anni, oggi ne ho quasi 56
mi mancano 30 anni di vita, svaniti in una notte
una notte con vaghi ricordi di schermi sempre accesi
schermi televisivi o di computer o di smartphone
notte da spettatore
caduto nel buco nero
che aspira i momenti non vissuti
la vita
lasciandomi ventiseienne e solo
chiuso dentro un corpo invecchiato
con una faccia/maschera spiegazzata
con la mente confusa
piena di immagini affastellate
e labili sensazioni.

Confusamente
sono pieno di persone dimenticate
con le quali ho vissuto momenti
che volano via
se non ci si tocca,
abbracciandoci per fermarci,
nudi per ricordarci.

Ma stiamo qui
credendoci un po' lì e un po' là
essendo guardoni
pensandoci protagonisti
invece pupazzi
con molte mani in culo
che ci muovono
come vogliono
così crediamo di volerlo
anche noi, adeguandoci
per sopravvivere in società.

Ci resta poco
da decidere, vivere, godere
mentre io voglio tutto
anche se non ho
una sega,
però l'ho scritto
e ora mi sembrerà di averlo
realizzato.

Possiamo incontrarci
e stringerci
l'uno all'altro
poi guardandoci negli occhi
ci parleremo
di calcio, serie tv, delle nuove tendenze
o se siete colti
mi elencherete tutti i libri
consigliati dai critici prezzolati
che avete comprato
e magari qualcuno letto,
pieni di esibizionismi
identici a quelli del tamarrone
che alza a palla lo stereo costoso
o mi mostra i cerchioni in lega nuovi
per sentirsi realizzato.

Insomma siamo fregati,
se non troviamo
quello che siamo
ma dopo decenni
di bombardamenti mediatici
siamo anche noi
parte di quello
che non volevamo mai essere.

Rifondiamoci
abbandonandoci
ripartendo
da zero.