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mercoledì 5 luglio 2017

644 - UNA MADRE CORAGGIO

C'era un ragazzo che se ne stava sempre ingobbito, con gli occhiali spessi spostati verso la punta del naso, la montatura scura degli occhiali contrastava col pallore del viso cosparso di brufoli, le orecchie prominenti e il viso lungo gli davano un aspetto che lo aveva fatto diventare per tutti Giancarlo "El Canguro", soprannome che lui odiava ed evitava spesso di uscire di cada affinché qualcuno non lo chiamasse Canguro e si diffondesse quel soprannome.
Quando rimaneva in casa, essendo orfano del padre, sua madre vedova lo assillava con le sue ansie.
Un giorno si stancò di essere preso in giro dai compagni di classe e tormentato da sua madre, cercò un'altra realtà, un'altra dimensione, un altro tipo di vita, così si ribellò tenendosi per protesta i capelli lunghi. Poi un giorno per contestare ulteriormente acquistò una caccola di fumo, si fece una canna guardando MTV e vomitò la cena sul tappeto davanti al televisore.
Quando sua mamma se ne accorse telefonò immediatamente alle forze dell'ordine contattando la squadra narcotici e lo denunciò.
Vennero a perquisire la sua cameretta e sequestrarono la mezza caccola di fumo che gli era rimasta, un pacchetto di cartine, un accendino, una pistola giocattolo illegale senza il tappo rosso che aveva perso giocandoci da bambino, delle bottiglie di birra vuote che potenzialmente potevano essere usate come molotov, sei fogli con scritte frasi minacciose come: "Vi odio tutti, dovete morire pezzi dei merda!", dei libri di scrittori considerati sovversivi e il quaderno di matematica con una A cerchiata che aveva disegnato in quarta di copertina.
Venne arrestarono, chiamarono i giornalisti locali esibendo i corpi del reato che avevano trovato e ringraziando la madre coraggio per la sua denuncia, grazie alla quale era stato assicurato alla giustizia un ragazzo socialmente pericoloso, da avviare verso un percorso di recupero, per reinserirlo nella società. I giornali aprirono la cronaca locale con titoli a caratteri cubitali: ARRESTATO PER DROGA IL "CANGURO" oppure UN GIOVANE PERICOLOSO "CANGURO" INCARCERATO, DETENEVA DROGA E MATERIALE SOVVERSIVO.
A Giancarlo dispiaceva più per la diffusione pubblica del suo odiato soprannome che per l'arresto.
Ma avendo appena compiuto 18 anni venne messo in carcere con gli adulti, in attesa del processo. Finì in cella con Mario "U Porcu" Scanziano affiliato alla camorra emergente, Giuseppe "Belva" Esposito pluriomicida e Ciccio "Il Don" Catatreppoli mafioso autore di svariate rapine ed estorsioni.
La prima notte Canguro venne picchiato e poi sodomizzato ripetutamente a secco.
Il mattino dopo uscì di cella camminando come un'anatra e pensando che era stato peggio l'arresto della diffusione del soprannome; lo mandarono a casa, agli arresti domiciliari.
La madre non gli rivolse la parola.
Anche lui non rivolse più la parola a lei e neanche ad altri, stette sempre zitto, al processo venne condannato ma avendo la condizionale non si fece neanche un giorno di prigione.
Quando fu libero tornò a casa, aspettò che sua madre andasse al lavoro, andò al distributore self-service a riempire una tanica di benzina, scrisse sul muro di recinzione: "Questo è il mio regalo di addio per te, maledetta stronza." e diede fuoco alla casa
Sparì per sempre.
Una ventina d'anni dopo lo rivide un suo ex compagno di scuola durante una vacanza, aveva cambiato sesso, si era sposata con un agente delle assicurazioni e viveva in una casa vicina al mare in Australia, la terra dei canguri.
Aprendo nella sua vita porte che lo facessero uscire dal binario delle consuete abitudini aveva finalmente trovato se stesso, o se stessa, in fondo l'importante è aver trovato un'altra persona dentro di sé, nascosta da quello che usi, eventi e consuetudini impongono d'essere; l'importante è che sia differente da quel tipo schifoso, pure per sé, che c'era e sarebbe rimasto, finché non si cerca la propria essenza.

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