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mercoledì 20 luglio 2016

566 - PERSI

A me piace la poesia delle menti perse nelle strade dimenticate.
Visioni inattese e paesaggi polverosi.
Senza nessuna patina di rispettabilità.

M'immagino Mario Santiago Papasquiaro
mentre camminava di notte,
vagando
ubriaco di alcol e poesia per le strade di Città del Messico
bestemmiando ogni dio e ogni istituzione,
per trovare le parole giuste
per colpire le brutture del mondo,
per non pubblicarle le poesie
per perdere e ritrovare idee e parole
perdendo e ritrovando se stesso.

O penso tutti gli altri poeti
persi
aggrappati alle loro parole
su fogli precari
svolazzanti cangianti evanescenti
nel tempo
con le parole naufragate
tra i sogni e le disperazioni.

Io amo tutto questo,
amo i perdenti e i dimenticati,
i disperati e i disadattati,
amo chi si perde per trovarsi
e odio
chi fa star male questa splendida gente,
iniziando dai poeti da esposizione
col manico della scopa in culo
e parole desuete in bocca
inutili, tronfi
orripilanti
fanno scappare
chi cerca una qualche forma di poesia
e la poesia autentica, di cui dicevo.

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