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giovedì 19 marzo 2015

436 - LA SETTA

Quando di notte mi sento solo e ho voglia di compagnia salgo sulla mia vecchia macchina prossima all'autodemolizione, vado al distributore automatico e faccio 10 euro di benzina, poi mi avvio lungo le strade più desolate che conosco.
In quel profondo della notte in cui non c'è nessuno anche di giorno mi sento in compagnia, accendo la radio su qualche programma jazz, rivivo nella mente e rido con episodi divertenti del mio passato, passo affettuosamente il braccio dietro il poggiatesta del sedile accanto, così mi sembra d'essere in compagnia con una ragazza che mi ama e sto meglio, ogni tanto le dico qualcosa.
Ora sto passando lungo una stradina che costeggia la pineta, dal lato opposto della strada invece si aprono infiniti e desertici campi di terra arati, in questa notte di novembre dai finestrini leggermente abbassati percepisco l'odore di terra rivoltata, le viscere del terreno spandono nell'aria i loro umori.
All'improvviso vedo una ragazza che cammina nella pineta, con un vestito bianco lungo, una fascia bianca in fronte che trattiene i capelli lunghi e mori, mi pare scalza, sarà a 30 metri dalla strada, cammina tenendosi accanto a dove iniziano i pini.
Rallento, mi fa un ampio cenno con un braccio, come a invitarmi ad andare da lei, sono spaventato da quella visione improvvisa, razionalizzo, potrebbe aver bisogno d'aiuto, blocco la macchina.
Scendo e cammino verso di lei.
Lei entra nella pineta e mi fa il gesto di seguirla. Mi fermo un attimo, spero non sia un trappolone, spero non sia con qualcuno che mi assale, torno indietro alla macchina,  dalla borsa degli attrezzi sotto il sedile senza farmi notare prendo un taglierino e me lo metto in tasca, tolgo le chiavi e chiudo a chiave la portiera, ritorno verso la pineta.
Lei la intravedo tra i primi pini, mi sta aspettando.
Quando le sono vicino le chiedo:  - Ma cosa ci fai in piena notte da sola nella pineta? Hai bisogno di qualcosa?
Lei con un fil di voce mi risponde:
- Ssssssshhhhh non parlare ad alta voce, rispetta lo spirito degli alberi, sussurrami solo le tue parole più dolci, parlami del tuo amore.
- Ma che cazzo ti sei fumata? Dai vieni che ti riporto a casa, prendi freddo scalza e ti ferisci i piedi.
- Non posso abbandonare la foresta, perdo il mio spirito se mi allontano da questo mio habitat.
- Ma lascia perdere che non è una foresta è una pineta, vieni via che qua è pieno di merde cagate e fazzoletti sborrati o smerdati, che spirito vuoi che ci sia, e sta attenta che non ti pianti una siringa in un piede.
Esce dalla penombra, la vedo in faccia illuminata dalla luna, è sui venticinque anni, bianchissima, magrissima, mi porge la mano, la prendo, è fredda.
- Senti che mano gelida che hai, dai vieni che ti prendi un malanno qui scalza e al freddo.
Si avvicina a mi bacia, ha la bocca che sa di terra, la lingua è calda e mi penetra, ricambio il gioco. Sono già eccitato come un toro da monta. Le tocco le tette, lei con una forza inaspettata mi blocca le mani.
- Puoi solo baciarmi, puoi solo ascoltare il mio spirito e farti penetrare da lui.
- Solo baciarti, ma che è? Non sarai di qualche religione del cazzo che proibisce anche di toccarsi i genitali.
- Sono la figlia della foresta, il mio spirito guida è il mio maestro Skarkaio Papalon.
- Cos'è un indiano?
- No era un disoccupato veneto che bestemmiava e sputava sempre a terra, i suoi compaesani lo ritenevano uno stupido e lo avevano soprannominato Skarkaio Papalon, ma lui un giorno camminando nella foresta in cerca di pinoli ha avuto un'illuminazione, ha adottato il nome che voleva denigrarlo e ne ha fatto il punto di partenza di una nuova vita, in cui le brutture del mondo ti scivolano via, e tu diventi più forte con lo spirito della natura nelle foreste che ti protegge dalle negatività di questa civiltà.
- Ah ho capito adesso chi sei! Sei una dei drogati che vivono nelle roulotte sull'argine del canale.
Skarkaio ho capito chi è, è un idiota che rubava le autoradio per farsi, aveva fregato anche la mia che avevo, ora si è messo a fare il guru del cazzo per i fessi che ci credono, ha fatto quella specie di villaggio abusivo con le roulotte, così con le quattro fregnacce che racconta  ha chi vende i braccialettini, spaccia o chiede la carità per lui, ed è pieno di soldi. Non farti fregare da quell'imbecille.
- Non parlare così di Skarkaio, è il mio maestro di vita, è la  mia vita, è tutto.
- E' uno stronzo, ascolta me.
- Lui è Dio.
- Allora va affanculo tu e il tuo dio del cazzo, svegliati, dio non frega le autoradio, dio non è un pezzo di merda.
Lei si mette le mani sulle orecchie e si mette a piangere: - Non puoi parlare così di Skarkaio, mi fai morire dal dispiacere.
Mi dispiace vederla piangere, la sento come una creatura indifesa e sofferente, mi avvicino e le dico:
- Scusa, non volevo farti star male.
L'abbraccio e le bacio la fronte.
Lei si asciuga le lacrime col dorso delle mani, poi mi guarda sorridendo e mi dice:
- Tu hai solo bisogno di tanto amore, ora prego per te.
Si inginocchia davanti a me con le mani giunte, chiude gli occhi rivolgendo il viso verso l'alto, la luna le illumina il viso, è bellissima.
Le chiedo: - Stai pregando per me?
Senza rispondermi mi apre la cintura e mi abbassa i pantaloni, mi abbassa i boxer e comincia a succhiarmelo tenendo le mani giunte.
- Sì, cazzo sì, questa sì che è una bella preghiera, e bravo Skarkaio, si è inventato una bellissima religione, mi dispiace averne parlato male.
Lei sentendo le mie parole si entusiasma e me lo succhia con maggiore impegno, si stacca un attimo e mi dice:
- Prega anche tu, ricambia.
Mi abbasso, mi stendo a terra, la faccio salire sopra di me in posizione inversa, le alzo il vestito ed è senza mutande, inizio a leccarla mentre lei riprende a succhiarlo.
Ha la figa sporca di  residui di piscio, sputo via, le ho fatto il bidet, riprendo col leccaggio,
Un sessantanove lungo e strepitoso, ci veniamo addosso quasi contemporaneamente, a pochi secondi di distanza.
Lei si volta, mi raggiunge e mi bacia in bocca, dicendomi:
- Grazie di aver pregato con me, ora sei anche tu un figlio della foresta, vieni a pregare con noi.
- Ma io...
Si alza e mi prende la mano: - Dai vieni con me.
La seguo sistemandomi i calzoni, attraversiamo la pineta per un duecento metri, e sbocchiamo su una stradina sterrata che porta all'argine del canale dove ci sono le roulotte di Skarkaio e i suoi adepti.
Arrivati alla roulotte lei bussa alla roulotte  più grande e nuova:
- Chi è che rompe i coglioni al Grande Maestro Skarkaio a quest'ora?
- Sono Samantha, Mi scusi Grande Maestro ma ho trovato un nuovo fedele.
- Fallo venire dentro a pregare con me.
Samantha mi dice: - Vai il Grande Maestro ti aspetta.
Entro, chiudo la porta alle mie spalle, Skarkaio è girato, si volta con il cazzo fuori, mi riconosce.
- Tu! Cosa fai qui? Cosa vuoi?
Gli tiro un calcione sullo stomaco che si piega in ginocchio, gli stringo la sciarpetta che ha al collo con la sinistra, sollevandolo, fino a farlo stare in punta di piedi, con la destra estraggo dai calzoni il taglierino e glielo punto alla gola
- Senti buffone merda umana, una volta mi hai fregato la radio e non ti ho trovato per sfondarti, so che sei stato tu, ora ascoltami bene: dici a Samantha che deve venire con me e starmi sempre vicino, che sarò io il suo maestro di vita da adesso in poi, altrimenti ti spacco le ossa e poi ti butto nel canale.
- Va bene, va bene, dai non stiamo a litigare, non farmi male, scusa, ti do anche i soldi dell'autoradio.
Lo lascio, apre un cassetto e mi porge due biglietti da cento euro, li prendo e me li metto in tasca insieme al taglierino, costava 70 euro l'autoradio, ci guadagno.
Apre la porta della roulotte e chiama Samantha.
Lei sale nella roulotte.
- Ascoltami Samatha, quest'uomo ho percepito che è la tua guida, da adesso sarà lui il tuo maestro di vita, io ho finito il percorso con te, inizia il suo che continuerà per il resto della tua vita.
Lei si mette a piangere, e si inginocchia a terra:
- Grazie Grande Maestro Skarkaio, posso ringraziarla pregando un'ultima volta con lei?
Le urlo: - NO!
La afferro per le spalle e la sollevo.
- Puoi pregare solo con me da adesso in poi.
- Grazie Grande Maestro Cometichiami?
- Mi chiamo Luca Andetti, tu chiamami Luca e basta, senza grandi e maestri.
Lei si abbassa per pregare succhiandomelo.
La rialzo: - Vieni con me a casa mia, che preghiamo lì e a lungo.
La porto a casa.
Tre mesi e mezzo di passione e felicità.
Poi un giorno mi dice: - Chiamandoti Luca invece di Maestro ti vedo in un'altra luce, come umano, ho cominciato a pensare a me stessa e ho deciso di andare via, riprendo a studiare all'università che mi mancano solo tre esami per laurearmi in economia, è stato bello ma non sento più quella devozione che avevo all'inizio.
- Non andartene Samantha, dai, ti voglio bene, sto male se te ne vai.
- Mi dispiace Luca ma non sento più quella devozione. Devo andare. Ciao.
- Ciao.
Esce.
Penso che Skarkaio è più furbo di me, allontanandomi dalla soggezione religiosa non facendomi chiamare Grande Maestro alla fine ha visto l'umano che sono e non l'idealizzazione del divino, così l'ho persa.
Però finalmente è una donna libera, in fondo sono più contento così, perché la amo veramente.



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